Post più popolari

sabato 25 maggio 2013

Dal libro "Gloria" ... (IV)

"... dopo meno di cinque minuti, lavati e sbarbati, insieme a tutto il plotone della camerata, si trovarono sull'attenti nel piazzale del battaglione in attesa che fosse alzato il tricolore. I dieci, Giorgio compreso, erano tutti in mutande, anfibi e fez rosso e nappa blu in testa. Una cosa spaventosamente comica e resa ancora più farsesca dal fatto che seguì.   ..."


Tratto dal romanzo breve "Gloria" di Tiziano Consani - © Edizioni Agemina 2012
- Tutti i diritti sono riservati -



venerdì 24 maggio 2013

La libertà di Aisha



Il mare si faceva sempre più grosso, le onde crescevano, una dopo l'altra, sempre più alte. La piccola imbarcazione saliva e scendeva vertiginosamente e le creste delle onde vi rovesciavano sopra grandi quantità di acqua. Aisha stringeva fortemente a sé la sua piccola figlia Juba; aveva paura, era fuggita dall’ Africa in cerca della libertà che nel suo paese le era negata e voleva crescere la sua bambina in una Terra dove le donne avessero i propri diritti. Aisha era molto giovane e colta, aveva potuto studiare al centro di studio della Missione e aveva cominciato a sognare un mondo diverso per se stessa e per sua figlia. Era stanca di vivere barricata nella Missione, di non essere nessuno fuori da lì, di non poter vivere col suo uomo, perché la guerra glielo aveva strappato via senza che potesse vedere Juba appena nata. 
Suor Clementina, la dirigente della Missione, aveva provato inutilmente a fermare Aisha; non voleva che lei e la sua bambina si imbarcassero su quel vecchio peschereccio insieme a tutte quelle persone disperate, non voleva che consumasse tutti i suoi risparmi per darli a quel trafficante di uomini senza scrupoli. 
Cosa avrebbero fatto lei e la piccola Juba una volta arrivate a destinazione, senza soldi in tasca e clandestine? Suor Clementina aveva pregato a lungo perché Aisha ritornasse sui propri passi e rimanesse con lei, ma la sua preghiera non era servita ed allora aveva fatto di tutto per aiutarla. Il giorno dell'imbarco l'aveva raggiunta e le aveva consegnato una piccola busta; dentro c'era un'immagine della Madonna, una lettera di raccomandazione con l'indirizzo di un istituto religioso italiano e del denaro in euro, sufficiente a sopravvivere per almeno un mese dopo lo sbarco: il tempo necessario a raggiungere Roma ed arrivare al convento dove la madre superiora avrebbe accolto la donna e sua figlia e sarebbe potuta nascere una nuova vita per entrambe.
Aisha aveva ringraziato, con un bacio di profonda riconoscenza, la suora e, dopo aver nascosto la preziosa busta dentro al reggiseno, si era legata la piccola Juba al seno, utilizzando una fasciatura fatta con un lungo tessuto di cotone variopinto; era sicura che in tal modo sua figlia non si sarebbe mai staccata da lei e che, qualunque cosa sarebbe accaduta, lei l'avrebbe potuta proteggere.
Non era mai stata in mare e non poteva immaginare cosa significasse affrontare una tempesta. Ora lo sapeva e la paura di non farcela la faceva pregare ininterrottamente. Alcuni dei compagni di viaggio erano stati sbalzati fuori dalla barca e nessuno avrebbe potuto salvarli. Per loro, il viaggio terreno era terminato e avrebbero raggiunto presto la loro destinazione, in cielo, e non nella Terra che sognavano. 
La tempesta intanto si faceva sempre più forte e la barca era troppo pesante. Il comandante ed il suo aiutante, entrambi due poco di buono e privi di scrupoli, cominciarono a prendere le persone ferite dagli urti subiti nel sali scendi della barca in balia delle onde ed a gettarli in mare per alleggerire il carico. 
Aisha era terrorizzata da quello che stava accadendo e dal comportamento di quelle due persone che prima della partenza, dopo aver preso tutti i suoi risparmi, le avevano assicurato la massima protezione fino alla destinazione. Con le gambe era riuscita a serrarsi ad un appiglio sicuro e non si sarebbe staccata da lì a meno che non le si fossero spezzate. Intanto continuava a pregare come le aveva insegnato Suor Clementina. Uno dei due briganti, il comandante della barca, provò a tirarla per un braccio per gettarla in mare e cercò anche di strapparle la piccola Juba, ma non ci riuscì. Aisha teneva serrate le gambe con tutta la forza della sua disperazione. L'uomo tirò fortemente per cercare di staccare la bambina dalla madre, ma la fasciatura che le teneva unite era veramente impossibile da sciogliere: un'onda altissima si rovesciò su di lui che, imprecando, fu inghiottito dalla furia del mare e scomparve nel buio di quella terribile notte. Fu allora che il mare, prendendosi l'artefice di quello scempio, sembrava esser pago di quella preda e che di essa si fosse saziato, compiaciuto per aver sventato un’azione malvagia in aggiunta a quelle già compiute. Così placò la propria furia e, mentre sorgeva finalmente il sole, la piccola barca, priva ormai del cattivo timoniere, cominciò a galleggiare sul pelo dell'acqua oscillando dolcemente.
Aisha allentò le gambe dalla presa, baciò la fronte della piccola Juba che dormiva serena, ringraziò Dio di avere ascoltato le sue preghiere e si addormentò anch’essa, esausta e stremata. 
Fu svegliata da una voce gentile, che le dava degli schiaffetti sulle guance. Aisha aprì gli occhi e vide un viso femminile che le sorrideva. Di colpo sentì che non aveva Juba attaccata a sè e fu presa dall’angoscia, ma poi la vide con un biscotto in mano accanto alla donna: un' ufficiale della guardia di finanza italiana, la stessa che stava cercando di svegliarla e che in lingua inglese la stava rassicurando e stava cercando di farle bere un sorso d'acqua, porgendole un bicchiere. Aisha si sentì al sicuro e ne fu felice; in pochi minuti fu in piedi e tenendo per mano Juba, porse la lettera di Suor Clementina a quella donna che in questo nuovo paese rappresentava autorità e rispetto. Anche lei e sua figlia un giorno avrebbero potuto essere due donne libere ed indipendenti.  Si incamminò verso il centro di accoglienza e cominciò a vivere la sua nuova esistenza, certa che un giorno sarebbe potuta ritornare in Africa e finalmente realizzare, insieme a sua figlia, il suo più grande sogno: essere donna e poterlo esprimere reclamando i diritti che ogni essere umano merita.

©T.C.
Presentata alla I edizione del Premio " Roberta , una donna da ricordare" nell'agosto 2011

Dal libro "Gloria" ... (III)

...Mise in moto la sua Alfa e, dopo appena venti minuti, entravano in Lucca dalla porta Santa Maria, parcheggiavano l'auto di traverso nella piazzetta antecedente la via Fillungo e correndo, tenendosi per mano, in meno di tre minuti raggiungevano la rotonda e caratteristica piazza lucchese...

Tratto dal romanzo breve "Gloria" di Tiziano Consani - © Edizioni Agemina 2012
- Tutti i diritti sono riservati -



sabato 18 maggio 2013

Invalicabili mura



Il bravo costruttore  costruisce solide mura su altrettanto solide fondamenta. La cura nella scelta dei materiali migliori e l'esperienza acquisita negli anni,  fanno sì che le sue opere siano quasi invalicabili.
Talvolta la mente umana, su fondamenta di paglia,  può costruire mura più alte e più invalicabili di quelle costruite dal bravo costruttore.

T.C.
18 maggio 2013





martedì 14 maggio 2013

Dal libro "Gloria" ... (II)


Dal libro "Gloria" ... (II)

"...La visita alla Certosa di Calci fu piacevole, ma anche lì, notò qualcosa di strano nel comportamento della ragazza. Le domandò come potesse una ragazza olandese sapere tutte quelle cose su quel luogo e soprattutto della vita monastica dei frati che vi avevano vissuto molti anni prima..."

Tratto dal romanzo breve "Gloria" di Tiziano Consani - © Edizioni Agemina 2012 - Tutti i diritti sono riservati -


domenica 12 maggio 2013

Dal libro "Gloria" ...

"... Sullo sfondo della sala, il tramonto aveva intanto colorato di rosso il mare e l'isola di Gorgona era diventata una sagoma scura e indefinita, avvolta da un'atmosfera surreale ... "


Tratto dal romanzo breve "Gloria" di Tiziano Consani - © Edizioni Agemina 2012
- Tutti i diritti sono riservati -