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mercoledì 15 luglio 2015

Il tarlo ha intaccato il Ciocco! - (Cronaca di un episodio di sanità)





Caro mio Ciocco,

senza specificare i dettagli del mio problema (che non so ancora se è un vero e proprio problema) e il nome  della clinica, da circa due mesi sono coinvolto personalmente in una "faccenda" ospedaliera. Giorno dopo giorno raccolgo i dati e li comprimo in uno scomparto della mia memoria.

Sto deducendo, analizzando i fatti, che il nostro sistema ospedaliero è tecnicamente eccellente e che la preparazione medica dei nostri chirurghi è, professionalmente, di altissimo livello.

Fino a qui, possiamo asserire di essere dentro una botte di ferro. Infatti, la visita specialistica, la diagnosi, la tipologia di intervento e gli esami di pre-ospedalizzazione, si sono susseguiti in breve tempo e nel giro di una quindicina di giorni.

Tanto che visto il servizio ricevuto e la gentilezza riscontrata nel personale in servizio, mi sono dimenticato di quanto ho dovuto sborsare di tickets per poter usufruire di alcune prestazioni e anche di un altro fatto che mi era risultato da valorizzare e che racconterò di seguito.

Convinto che un buon servizio può esser tale se proporzionalmente pagato, mi sono rilassato.

A questo punto è necessario attendere la chiamata dal reparto operatorio ad uno dei tre recapiti telefonici lasciati.

Ed è qui che casca l'asino, l'avevo sentito dire, ma l'averlo provato in prima persona mi permette di poterlo raccontare e pure di metterlo per scritto.

Passano due, tre, quattro giorni e niente telefonata. Faccio trascorrere un altro giorno e chiamo in corsia.

Un operatore, non so chi sia, se medico o infermiere, mi risponde dicendomi se posso dirgli il giorno il quale è terminata la pre-ospedalizzazione. Rispondo immediatamente all'interlocutore che, a sua volta, mi dice, senza troppi preamboli, che la lista di attesa è lunghissima, di alcuni mesi. Poi aggiunge che, essendo trascorso poco tempo, probabilmente, la mia pratica, non è ancora stata ritirata, dal personale del reparto, dall'ufficio di pre-ospedalizzazione.

Infatti, la pratica arriva al reparto dopo circa sette giorni.


Punto UNO: la distanza che c'è fra l'ufficio di pre-ospedalizzazione e la corsia operatoria della clinica dove verrò ricoverato è di circa duecento metri e a una pratica, per arrivare a destinazione, occorrono ben sette giorni! Se me lo avessero detto, che occorreva tutto questo tempo, ci sarei andato personalmente a ritirarla ed a consegnarla a destinazione!

Punto DUE: visto che nessuno si degna di informare il paziente, (che in questo caso sono io) per tranquillizzarlo ed avvisarlo e, tanto meno, per rispondere a due e-mail che avevo appositamente inviato nei giorni precedenti, ho più volte provato a telefonare in corsia, per avere come unica risposta le classiche note di un fax che parte in automatico dopo cinque o sei squilli telefonici.

Al che metto in moto la mia carretta a quattro ruote che, arrancando, parte solo al quarto tentativo. Arrivo in corsia in orario di chiusura, attendo fedele che qualcuno apra casualmente la porta chiusa, senza suonare il campanello ed apparire scortese. Dopo una buona mezz'ora, un'infermiera, in transito, apre la porta. Le chiedo se posso entrare per chiedere alcune informazioni. Mi risponde con cortesia e affermativamente raccomandandomi di attendere davanti alla porta della caposala di turno.

Mi piantono davanti alla suddetta porta per un'altra mezz'ora circa. Non vedendo nessuno e sentendo alcune voci in una stanza poco distante, contrassegnata da un'etichetta alla porta con la dicitura "medicheria", busso e mi viene permesso di entrare.

Faccio la mia richiesta ad alcuni giovani medici che sono all'interno e, anche questa volta, la persona che mi risponde, con aria un po' canzonatoria, mi ridice la stessa cosa che mi fu risposta giorni prima e cioè che la lista di attesa è lunga e che la priorità assegnata agli interventi chirurgici è data dalla gravità del problema.

Comunico il grado di priorità del quale fui informato dal primario che mi visitò a suo tempo, e mi viene risposto che, per il mio caso, la lista si accorcia e verrà evasa in circa 30/40 giorni. "Che fortuna!", mi dico a voce alta. Vista la cosa, certamente, sarei stato più contento se fossi stato fra gli ultimi. 

Chiedo di parlare con un dirigente e vengo invitato a parlare con il medico responsabile che si occupa della gestione logistica degli interventi chirurgici.

Busso alla porta, mi presento e, dopo alcuni minuti, vengo accolto, dalla giovane dottoressa responsabile. Gentilmente si scusa per il tempo di attesa da me sostenuto e mi illustra la mia posizione in graduatoria. Mi assicura che verrò chiamato entro la fine di luglio p.v.. In quel momento eravamo a metà giugno. Mi rassicura rispondendo ad alcune mie domande che le pongo in merito al problema e chiarisce la mia posizione in graduatoria, al 177° posto da quella data (mi sento egoisticamente più fortunato dei 176 pazienti che sono prima di me e meno di alcune centinaia che ho dopo di me). La dottoressa aggiunge anche che verrò chiamato circa dieci giorni prima dell'intervento ed avrò tutto il tempo per organizzarmi sulla sospensione del mio lavoro autonomo.

Punto TRE: ad oggi sono trascorsi 30 giorni da quel colloquio, più i circa 10 precedenti, siamo già al 40° giorno e, al momento, niente chiamata. Non so se essere contento o non esserlo...

Provo a chiamare il reparto: risponde il fax. Provo a chiamare la dottoressa responsabile: risponde sempre il fax. Provo a chiamare la caposala di turno: mi risponde ma mi dice che lei viene a conoscenza del paziente solo ed esclusivamente al momento che questo entra in reparto come "ricoverato" e che non è a conoscenza dell'iter logistico precedente al ricovero...


Riflessione personale:

Due mesi fa, stando bene, tanto per fare un controllo dopo alcuni anni dalla mia peritonite, l'esame ecografico mi rileva il problema.

Incasso in silenzio il colpo e velocemente faccio una T.A.C.. Dopo cinque giorni, la TAC conferma il problema. Non è chiaro che cosa sia di preciso ma il radiologo consiglia velocemente una visita chirurgica.

Tre giorni dopo, visita urgente dal medico chirurgo e primario che mi consiglia di togliere il problema velocemente. Inizialmente non capisco quanto significhi il suo "velocemente" ma mi assicura che in una quarantina di giorni dovrei essere sistemato. Mi spiega che c'è un iter di pre ospedalizzazione un po' lungo ma efficiente. Imposta il foglio di ricovero e, come ho già scritto precedentemente, dopo pochi giorni inizio il tram tram di pre-ospedalizzazione.

Il primo giorno di pre-ospedalizzazione siamo una cinquantina di pazienti, per le più svariate problematiche chirurgiche e per reparti di medicina diversi fra loro. Rinvengo che, territoriali, cioè di provenienza locale, (der posto, si direbbe noiartri di 'ui), siamo pochissimi. Tutti gli altri arrivano dalle più svariate parti d'Italia ed, alcuni, anche dall'estero.

Pare che, dal lunedì al venerdì, per ogni anno solare in corso, ogni giorno,  con provenienza da qualsiasi luogo, circa cinquanta pazienti passino dall'ufficio accettazione di questa azienda ospedaliera per l'esecuzione dei test clinici che precedono gli interventi chirurgici in lista di programmazione.

Questo sopra è il punto che mi ha dato da pensare prima e, poi, credo giustamente, anche dopo.

Sono perfettamente d'accordo che la sanità pubblica sia estesa a tutti, ma perché non fornire una corsia preferenziale a quei pazienti che, come me, non sono andati a Milano, a Padova a Roma a cercare di farsi operare? Gli ospedali, prima di essere nazionali e internazionali dovrebbero garantire la territorialità, almeno agli appartenenti alla propria ASL. O no?

Se la prevenzione permette di limitare i danni al minimo, è giusto attendere molti giorni per un intervento al quale, il primario della clinica, ritiene che sia di una discreta urgenza?

Perché il paziente che sa di avere qualcosa che potrebbe essere, o anche solo non essere, grave, non viene supportato con una informazione logistica, medica e, perché no, psicologica adeguata? Anziché essere considerato un numero progressivo o un oggetto alla stregua delle fotocopiatrici alle quali faccio assistenza?

Perché se partecipo, come lavoratore autonomo, ad una gara privata in un Istituto Pubblico, per l'assistenza su una stampante, devo assicurare, pena l'esclusione dalla gara, l'intervento risolutivo entro sei ore lavorative? E se, invece,  in un ospedale pubblico, anche con il solo sospetto di un solo elemento negativo, un comune cittadino deve attendere giorni o mesi solo per sapere con precisione quanto sia più o meno grave il  suo problema di salute?



20 luglio 2015

Mi alzo di buon'ora, deciso ad andare a parlare con il primario. Oggi è lunedì ed il direttore del reparto in questione fa le visite ai pazienti. Porto con me anche mia moglie e ci presentiamo all'accettazione. Illustriamo brevemente alla persona di turno, allo sportello, la mia necessità e, dopo meno di un'ora, veniamo ricevuti dal professore con cordialità. Devo dire che mi riconosce subito senza alcuna esitazione e, facendoci accomodare nel suo ambulatorio, ci chiarisce il perché del ritardo dell'intervento. Mi spiega, con calma, che da quando la direzione aziendale è divenuta regionale, quindi si trova nel capoluogo, la territorialità ospedaliera si è estesa anche a zone esterne alla nostra provincia e, per quanto concerne il nostro caso specifico, la carenza di strutture adeguate su Livorno e Lucca fa sì che la maggior parte delle degenze di quelle province limitrofe venga convogliata, d'ufficio, qui. Considerando che la nostra struttura ospedaliera, grazie anche al discorso universitario, si colloca in un binario preferenziale per le scelte autonome dei pazienti provenienti da gran parte d'Italia e valutando la casualità delle urgenze giornaliere di Pronto Soccorso, l'insieme dei vari tasselli rende praticamente impossibile stabilire un regolare iter di interventistica chirurgica programmata.

Mi fa capire, con rammarico, che sta cercando in tutti i modi di trovarmi una postazione aperta nell'interventistica della prossima settimana ma non mi assicura che ci riuscirà, ipotizzando, in caso di esito negativo, un ulteriore slittamento dell'intervento chirurgico a settembre p.v. a causa della riduzione dell'attività operatoria nel periodo di agosto.

Ci congediamo.

La possibilità di uno slittamento del mio intervento chirurgico a tempi posteriori ha cominciato a farmi vedere altri problemi come il pensare al mio lavoro. Perché fino a ora non se ne è parlato ma io, per andare avanti, non campando di rendita, devo lavorare dal lunedì al sabato incluso e, spesso, anche qualche ora di domenica. Anche se mi piace scrivere, per guadagnarmi la pagnotta e pagare gli F24 delle imposte, faccio l'artigiano autonomo, occupandomi  di macchine fotocopiatrici e di piccoli lavori di vario tipo, dall'assistenza alla consulenza.  Quindi devo stare più che bene per oltre dieci ore al giorno. Ora, invece, da alcuni mesi, non sto benissimo, sono debole e dopo poche ore di assistenza tecnica devo fermarmi per riposare. Spesso mi addormento più volte al giorno, anche per un'ora e più.

Chiaramente i profitti aziendali ed il fatturato sono già scesi vertiginosamente. Se verrò operato a settembre, quando cioè incalzerà il lavoro, mi chiedo chi porterà avanti i miei obblighi contrattuali? Come pagherò le mie scadenze mensili? Quanto sarà lunga la mia convalescenza? L'elenco di domande alle quali fornire un'improbabile risposta certa è lungo.

Penso a chi può vivere di rendita senza dover lavorare; a chi sta bene di salute ma sta male perché non ha lavoro; a mia moglie che, in questo momento, ha i lucciconi agli occhi. Penso, anche se direttamente non c'incastra niente, al damerino con la cravatta, di ieri, che scendendo dalla lussuosa Porsche Cayenne, nuova di trinca, parcheggiata accanto alla mia scassata carretta a quattro ruote del '99, mentre scendevo dalla vettura mi ha fissato e con aria preoccupata è stato ad aspettare che, tante volte, aprendo il mio sportello, non andassi ad ammaccare il suo gioiello; penso e ripenso a tutto e a di più, finché, a notte inoltrata, la mia ansia si prende il permesso, finalmente, di dissolversi nell'aria lasciandomi addormentare stremato dalle seghe mentali.

21 luglio 2015

La parola del professore è stata degna del suo ottimo nome. Sono da poco trascorse le ore 9,00 che arriva la chiamata del reparto ospedaliero. Lunedì prossimo verrò ricoverato e, la mattina successiva, sarò di buon'ora in sala chirurgica. L'idea dello slittamento a settembre è stata solo un brutto sogno fatto a occhi aperti e frutto di mezza giornata di ferie forzate che si è preso il mio senso positivo senza avvisarmi preventivamente.

Mi metto subito a scrivere un'altra delle mie "Storie di Pòrdo", facendo viaggiare Mario della Luna, da Tre Colli fino a Volterra, andata e ritorno!

'N tra pòo vaggo a fammi stanà 'r presupposto bào. Ho ditto a la 'aposala se mi posso portà drèto 'na damigiana di diddittì, da sparge' a spruzzo, per poté sradì'à tutto 'r tarlo, bene bene, 'n una bòtta sola!

28 Luglio 2015

L'intervento, pur complesso e terminato con un organo in meno dentro al mio corpo, a parere del chirurgo è tecnicamente ben riuscito. Il tarlo è stato stasato! Ora non mi resta che trascorrere i giorni di degenza necessari e strizzare i denti per il dolore prodotto dall'ampio squarcio sul mio ventre...

23 settembre 2015

Dopo quasi due mesi, finalmente, è arrivato l'esito dell'esame istologico del "tarlo"... Con un bel respirone di sollievo posso annunciare che: "Er bào era grosso, ma coglione!". Anche questa volta, come quattro anni fa, sono stato molto fortunato.  Ho perso un rene ma, per arrivare a cento anni, basta e avanza!!!

Durante la degenza e anche dopo essere stato dimesso dall'ospedale, ho dormito poco e, nel dormiveglia, ho avuto diversi incubi, sicuramente dovuti ai postumi dell'anestesia, dei vari farmaci assunti e sicuramente dalle mie comprensibili paure. Ho approfittato per scrivere tre brevi racconti brevissimi e un quarto un po' più lungo che proporrò a puntate. Li ho raccolti in una collana che ho titolato "LE PROIEZIONI DELLA STANZA 5", essendo quella la stanza dove ho trascorso la mia degenza. Li troverete su questo blog fra qualche giorno. A presto!

Per chi lo desidera, qui sotto c'è la storia di quattro anni fa:  fai clic qui per leggerla



TC