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domenica 6 settembre 2015

4° Cap. - "Scorfano, il graffitaro" - Da "Le proiezioni nella stanza 5" di Tiziano Consani



IV Capitolo



Fine primavera 2012


Erano le sei di mattina della seconda domenica di giugno, il cielo era meravigliosamente sereno, Cristian si era svegliato presto desideroso di fare una passeggiata sui suoi monti. L'aria era fresca e asciutta e l'essere prossimi al solstizio estivo rendeva l'olfatto sensibile ai profumi della vegetazione ormai sfiorita. La clorofilla colorava di intenso verde tutto ciò in cui l'occhio, guardando intorno, poteva appagarsi. L'idea era quella di arrivare a piedi fino a La Foce, bere della buona acqua corrente alla polla che si trovava a circa metà del sentiero sterrato e raggiungere la destinazione, per poi fermarsi qualche ora a studiare gli ultimi ritocchi di preparazione all'esame di maturità che sarebbero iniziati la mattina successiva con la prima prova d'italiano. Tutto andò come Cristian si era prefissato finché non arrivò al prato sulla sommità del sentiero: lì c'era Igor che sembrava lo aspettasse da tempo, visto che la prima cosa che gli disse, con tono di rimprovero: "Pensavo che ormai tu non arrivassi più!", al che, il ragazzo, ne fu abbastanza turbato e capì, che il giorno dopo, agli esami, avrebbe dovuto arrangiarsi con quel che si sarebbe ricordato e che il programma di quella mattina, a La Foce, sarebbe stato sicuramente a sorpresa.
L'uomo baffuto, con la faccia rugosa e avvezzo alla montagna, aveva in testa un cappellaccio di paglia sfilacciato, consumato e, in parte, forato in alcuni punti; teneva in mano un cantuccio di pane raffermo e lo mangiava mordendolo voracemente mentre affettava con un coltello a serramanico, affilato come un rasoio,  un salame toscano di almeno dei centimetri di diametro, in ruote di spessore di circa un centimetro e che, poi, mordeva con grande appetito porgendo, talvolta, il resto della fetta da lui addentata a Cristian che, schifato, rifiutò più volte sforzandosi di non far intravedere alcuna smorfia di diniego che potesse comparire sulla sua faccia. Più volte gli occhi del ragazzo caddero sulla strumentazione radiofonica che Igor aveva montato a circa cinque metri dietro a sé, sulla parte più alta, dove terminava il sentiero e si apriva uno spiazzo di terreno dove la vegetazione di castagni si faceva più rada.
"Se mi hai aspettato, significa che devi dirmi  qualcosa", chiese Cristian all'uomo, soppesando le parole, come se si materializzassero nella pesantezza del piombo, prima che che gli uscissero dalla bocca. "Sì!" rispose quest'ultimo e, senza perdere altro tempo, si mise a parlare: "Avrei bisogno che tu mi aiutassi a decifrare questi due dipinti. So per certo che te ne intendi parecchio!". Tirò fuori dalla tasca dei calzoni due fogli piegati in quattro parti, li aprì e li porse al ragazzo, il quale guardando le copia delle stampe che vi erano raffigurate rimase sorpreso dell'insolita richiesta fatta in quel luogo e in quel contesto.
Le stampe raffiguravano due celebri dipinti di Manet, "Il Pifferaio" e "Olimpia". "Del 1866 il primo e 1863 il secondo!" esplose Cristian all'istante e proseguì: "I dipinti sono esposti solitamente a Parigi al museo d'Orsay ma l'anno prossimo, in occasione della biennale dell'arte di Venezia, verranno esposti fino al 18 agosto  nella celebre città lagunare all'interno delle sale monumentali del Palazzo Ducale. 
"Vedo che non mi ero affatto sbagliato sul tuo conto!" esplose Igor, "Ma quello di cui ho bisogno da te è estremamente riservato" e ponendo davanti agli occhi di Cristian l'affilatissima lama del coltello con cui prima aveva tagliato il salame, l'uomo, compiendo con il polso un gesto che non poteva avere altre interpretazioni, chiarì al ragazzo il peso di quella riservatezza. Poi sollevò il lembo di chiusura di una borsaccia di pelle scamosciata, sudicia e logora, che teneva accanto a sé e, da una tasca dell'interno, tirò fuori una manciata di banconote verdi da cento euro e le mise, senza neppure contarle, in mano a Cristian che, sconvolto per quello che stava accadendo, aveva più voglia di scappare che di stare a sentire ciò che Igor gli avrebbe praticamente ordinato di fare in cambio di quel compenso economico. La richiesta non tardò affatto ad arrivare: chiara e facile. "Fin troppo semplice per non avere un seguito, sicuramente buio e pericoloso.", pensò fra sé il ragazzo. Igor si alzò di scatto e con tono imperativo ordinò a Cristian che nel mese di luglio, dell'anno successivo, si era aggiudicato un bel viaggio premio, per due persone, in una delle più romantiche città del mondo: Venezia. Poi, senza preamboli, disse al ragazzo di togliersi dalle palle perché lui aveva da lavorare ed aveva già perso troppo tempo in chiacchiere. Aggiunse che in qualche modo gli avrebbe fatto sapere la data esatta di partenza e che, insieme alla sua ragazza, si tenessero pronti. Cristian, con ancora in mano la manciata di banconote, cercò di far capire all'uomo che questa cosa non gli interessava affatto, ma il "Fòri da' 'oglioni e subito!", minaccioso di Igor, stranamente espresso in pisano, di sicuro per farsi intendere meglio, non poté essere controbattuto.

Cristian scese a passo sostenuto, quasi di corsa, il sentiero che prima aveva percorso alla rovescia e con molta calma. E, ora, con una buona dose di pensieri, fra i quali quello minore di non avere ancora la ragazza con la quale sarebbe dovuto partire. Si domandava chi fosse, la seconda persona con la quale, fra un anno, avrebbe dovuto compiere il viaggio fino al capoluogo veneto. Tutto sommato c'era tempo e, pensieracci a parte, come se quest'ultimi fossero solo l'incubo di un sogno e il ragazzo aspettasse di svegliarsi da un momento all'altro, si disse che aveva un anno di tempo per trovarsi la "bimba" e andare con lei sulla laguna veneta: ragionamento che gli fece distogliere la mente da tutte le cose negative capitate e pensate precedentemente.



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Autore: © Tiziano Consani
Tutti i diritti sono riservati


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Il racconto è frutto della fantasia dell'autore. I personaggi che lo animano, i loro nomi, i soprannomi e i fatti accaduti, sono tutti inventati, mentre i luoghi pubblici e quelli geografici sono reali. Come reali sono gli artisti, celebri, citati e le loro opere. Tutti i diritti sono riservati.