Vedo, in lontananza, avanzare verso di me una figura che all'apparenza potrebbe essere una donna vestita con un abito di tessuto di vari colori. In risalto, il cappello variopinto e una lunga gonna dal colore fortemente lucido, fra l'amaranto e il marrone scuro. Veste una camicetta verde pistacchio che ricopre un busto senza la minima rilevanza di seno. L'indumento è abbellito da disegni di gocce di rugiada, gialli, rossi, blu e marroni. Mano a mano che la vedo avvicinarsi, mi rendo sempre più conto che non è una donna vera e propria, o meglio, sicuramente è un essere femmina ma non certo umano. La sua faccia è, in effetti, costituita da due facce unite fra di loro, ciascuna completa di due occhi e due nasi. La bocca, invece, è una sola, centrale, acqua e sapone, molto bella, direi certamente sensuale. La parte destra del viso della figura ha i lineamenti di una donna di colore, del nord Africa, con gli occhi marroni grandi e la pelle color cioccolato, con il naso piccolo e rotondo, quasi nascosto fra le guance e le cavità oculari. L'altra parte del viso, quella di sinistra, ha sempre lineamenti femminili ma con pelle chiarissima, occhi verdi come lo smeraldo e molte lentiggini sul naso pronunciato ma perfetto, con caratteristiche da donna del nord Europa. I capelli non sono una vera e propria capigliatura ma sono un insieme di piume dalle decine di colori, dove la predominanza della cromìa è data dal rosso, dal giallo e dall'azzurro, accesi: somigliano alle piume di un grosso pappagallo dei tropici. Più che la figura si avvicina, più mi rendo conto che di umano non ha niente. Le braccia sono estremamente lunghe e sproporzionate rispetto al corpo, anzi, partono dalle spalle e arrivano per terra. Al posto delle mani ha due tartarughine che da piccole, che sono, ingrossano a vista d'occhio fino a diventare di dimensioni di circa quindici centimetri di diametro, con la testa totalmente fuori dal proprio guscio e la bocca aperta e affamata. Quella che sembrava una lunga gonna in tessuto è in realtà un unico blocco di legno di mogano laccato e la figura non ha piedi ma si muove verso di me come se fosse sollevata su un cuscino d'aria. Ad un tratto si ferma a circa un paio di metri dal mio letto, tende nella mia direzione entrambe le braccia magrissime e, queste, come fossero costituite da un insieme di tubi telescopici, si pongono a pochi centimetri, sopra il mio letto. A tal punto le due testuggini, con le loro bocche voraci, iniziano a mangiarsi, come se fossero di lattuga fresca, i pantaloncini corti che indosso: quelli di carta che mi sono stati forniti dal reparto ospedaliero e che ho definito, appena il personale infermieristico me li ha infilati addosso, come i "carzoncini di Pinocchio".
Appena le due testuggini hanno terminato il loro banchetto, le loro dimensioni si riducono nuovamente a quelle originarie iniziali, piccole, di circa tre o quattro centimetri cadauna. A tal punto la faccia bifronte, dell'essere, si apre nella sua parte centrale, quella che delimita i due volti e che li separa in modo tale da sembrare il combaciare, insieme ed allineato, di due ante . Infatti, come se fossero sportelli di un mobile d'arredamento, o le due ante di una finestra, essi si aprono verso l'esterno. I due visi uniti, ruotando di centottanta gradi, uno verso sinistra e l'altro verso destra, diventano elementi grotteschi, vuoti e grigi nel loro interno, che vanno a guardare ciò che è dietro la figura e cioè la parete della stanza. È così che l'apertura, a libro, delle due facce fa scoprire, dietro di esse, un volto mostruoso, con un solo piccolo occhio bavoso e una enorme fauce spalancata colma di denti acuminati, sia sulla circonferenza esterna, sia nella cavità interna. Il mostro ha una gola profonda dalla quale fuoriescono fumo nero e lingue di fuoco. Una specie di diavolo-squalo mi sta fagocitando senza che io possa fare assolutamente niente per evitare l'evento.
Chiudo gli occhi aspettando di essere il pasto primario della belva e vedo quest'ultima inghiottirmi in un solo boccone, con lettino e cannelli di drenaggio inclusi...
...Due labbra umide e profumate, di intensa essenza femminile mi baciano, prima sulla fronte e dopo sulla bocca. Apro gli occhi, lì per lì non vedo nulla e nessuno, finché, sullo sfondo laterale sinistro della stanza, ferma, con metà corpo dentro la parete e l'altra metà fuori di quest'ultima, scorgo la mia donna che mi guarda intensamente con i suoi bellissimi e grandi occhi neri. Poi apre il palmo della mano, lo pone sotto il suo mento e mi ci alita sopra un soffice bacio, prima di sfumare, subito nell'attimo successivo, dentro il sottofondo grigio di quello strano schermo.
TC
TC
Da: LA STANZA N. 5 - Cose strane -
Ho fissato quella parete per giorni e per notti. Interminabili notti e altrettante interminabili sequenze buie di immagini. Quelle dei miei incubi, dei pensieri negativi, sicuramente dovuti ai postumi dell'anestesia, a quelli della morfina e di tutta la miscela di farmaci somministrati via endovena, con interminabili flebo.
I brevi momenti di preghiera, consentiti dal mio Credo, hanno alleviato il grigiore di quello strano scorrere di miserie. Come il vento di libeccio, con la sua azione poderosa, riesce a portare via tanta nuvolosità in poche ore.
Lo schermo-parete, così è diventato, a momenti alterni, cinema tridimensionale in quadricromia e giornale in solo bianco e nero: talvolta più nero del suo stesso stato, per far intendere meglio la precarietà della nostra breve esistenza, con le proprie immagini piatte, senza dimensioni e prospettive, rimaste impresse nei fotogrammi di una pellicola usurata e contenente figure di mostri dalle ampie fauci, pronte a ingoiarmi insieme alle mie paure.
Come fuori senno ho riso, pianto e meditato in contemporanea, raccogliendo informazioni e dati per poi poter riportare il tutto su questo foglio bianco. Ho immagazzinato il buono nel poco spazio disponibile delle mie meningi e ho cestinato il cattivo nella mia cartella di trash biologica. Ne è uscito fuori qualcosa che, nei prossimi giorni, posterò un po' alla volta su questa mia pagina.
Insomma, sceneggiature che, a raccontarle, raffigurano epiloghi di un "drogato", certo non per propria scelta. Episodi che possono capitare a chiunque, visualizzabili in semplici sogni o atroci incubi. Cose strane che mi hanno fatto riflettere. Pertanto le ho volute raccontare.
TC