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LE STORIE DI PÒRDO

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Quando 'r terèfano, la terevisione
e Fesbucche 'un c'erano...

c'era, 'nvece,
'n der pisano di Carci,

'n pastore di Traccolli che,
per ruzzà, ...

'nventava le su' ganzate, lì per lì, a scapito di 'uarcunantro...





© 2014 - Tiziano Consani




Un libro per tutti i Pisani, i Livornesi, i Lucchesi. Per tutti quelli che hanno radici toscane e che abitano in ogni parte d'Italia e del mondo. Una carrellata di storie divertenti che, pensate un po' voi che leggerete, faccio partire da un cimiterochissà dove andremo a finire!
Tutto cominciò diversi anni fa dal mio ulivo, che affettuosamente chiamavo "il mio ciocco". Lì sedevo e osservavo lo spettacolo che la natura mi metteva a disposizione. Ammiravo, sullo sfondo, la città di Livorno, spesso respiravo il salmastro portato dal vento di libeccio e nelle limpide giornate invernali e primaverili potevo vedere il mare e l'isola di Gorgona.
Seduto nella cavità di quel ciocco ho sentito pure la tramontana pungente soffiare da Lucca.
Lì mi sono sentito pisano e ho amichevolmente scherzato con gli amici livornesi e quelli lucchesi. Lì, spesso, ho letto, studiato, pensato e confidato. Lì sono cresciuto e sempre lì ho immaginato, più volte, di vedere vivere i personaggi raccontati qui. Spesso la mia mano aveva scritto parole e frasi trasparenti su di un foglio bianco, ma poi tutto era rimasto fermo, per anni, in un cassetto disordinato della memoria. Finché quegli appunti hanno dato vita ai personaggi che vivono nella sola lingua che conoscessero: il vernacolo pisano. Quella lingua quasi dimenticata, usata per raccontare di persone vissute in un altro mondo, dove la Novella dello Stento regnava sovrana nelle case dei più. Leggendo "Le storie di Pòrdo", prima parte di una serie che continuerò nel tempo, scoprirete quelle persone che, quando il telefono, la TV ed i social network non c'erano, pur vivendo in condizioni di estrema miseria, trovavano il modo di divertirsi raccontandosi bischerate nelle lunghe serate di veglie al calore della fiamma di un focolare. Sono certo che anche voi, come loro, vi divertirete.

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Le recensioni

E’ stato un grande piacere leggere “Le storie di Pordo “. I racconti sono delle “ chicche “ dei tempi passati dove nei paesi, con la buona stagione, ci si metteva la sera fuori a seggiola a chiacchera, con le chiavi sempre infilate nelle serrature, ci si conosceva tutti. C’era lo “ scemo “ del paese o l’ingenuo o il credulone e c’era il birbante che una ne faceva e cento ne pensava, lo zuzzerellone con il quale ci si passava a veglia a raccontare agli amici gli scherzi fatti e più li raccontava e più che aumentavano i particolari inventati. " Pordo, nato d'un sette ".

Paolo Bellatalla



Traspare dalle prime righe introduttive tutto l'amore dell'autore per la propria terra e la lingua schietta del vernacolo toscano di Calci che ci accompagna nella piacevole lettura di racconti che sanno, col loro ritmo e la tipica cadenza, riportarci indietro alle atmosfere care e note della grande tradizione letteraria toscana.
Forse è solo un po' più faticosa la lettura e la comprensione per chi non è avvezzo al parlar toscano.

Katia Debora Melis


Considerato che vivo nella zona di cui narra l'autore ne sono assolutamente entusiasta. Bello riconoscere le zone e i personaggi con scrittura fluente anche se in dialetto. Libro delizioso!

Susanna Celandroni


Obbligatorio per ogni Calcesano e molto divertente da leggere per tutti gli altri. Fa venire voglia di tornare indietro nel tempo e dimenticare la società moderna. Bravissimo!

Giani Dimitri



Capita di scordarsi del tempo che passa leggendole. La lettura scorre veloce, le storie son vere ( tutti abbiamo conosciuto un Pòrdo nella nostra vita ). Sono come dei "corti" , densi di vita e di immagini suggestive e lontane nel tempo.

Giorgio



Complicato recensire un vernacolo che non si conosce a fondo e che trova addentellati in usanze ancora più ignote. Complicato perché all’apparenza la prima lettura potrebbe comparire un po’ ostica o quantomeno di difficile comprensione linguistica, nell’analisi. Questo si potrebbe evincere dalla lettura di “Le storie di Pòrdo”. Eppure la realtà delle cose, via via scorrendo il testo, si è rivelata ben diversa, aprendo ai miei occhi e alla mia mente un orizzonte nuovo, paradossalmente già vissuto, già visto e addirittura già sentito.

Il fautore di cotanto “miracolo” è Tiziano Consani, autore di quello che definirei il terreno perfetto ove seminare il più alto senso dello Humour che nemmeno gli inglesi sognerebbero. E non è poco. La prima impressione che si ha leggendo “ Le storie di Pòrdo “ è quella di ritrovarsi catapultati nel mondo burlesco di un Marchese del Grillo o nella rivisitazione di “ Amici miei -atto di Pòrdo “.

La semplicità e la gentilezza narrativa dell’Autore conducono il lettore per mano, quasi fanciullescamente, nei meandri di un universo popolato da personaggi un po’ bizzarri, talvolta seriosi, talvolta troppo propensi a cedere una parte di sé troppo nascosta.

Tiziano E’ Pòrdo: entrambi sono a mio avviso indissolubili, nella forma lessicale l’uno, nelle sembianze del personaggio l’altro , una sorta di braccio e mente, fino a fondersi , entrambi, e non sai più chi è chi.

Con Pòrdo torniamo indietro nel tempo, avvolti in una atmosfera di delicata ironia, di voluta e ricercata voglia di compagnia a tutti i costi purchè, naturalmente, comica –se no non se ne fa nulla. E’ sempre Pòrdo, il protagonista burlone che attraverso le sue “ganzate” riesce a tirare fuori da sé e dalle malcapitate vittime dei suoi scherzi il più nascosto sentimento di quella paura sottile che ci accompagna quotidianamente; paura di diverso grado o natura, e quindi ogni mezzo è buono per esorcizzarla , questa inquietudine costante, e quale miglior modo se non lo scherzo, la burla, il senso dell’umorismo allo stato puro. E la paura ( o inquietudine ) insita in ognuno dei personaggi ( paura della morte, del cambiamento , del buio piuttosto che del diverso, dell’amore , della solitudine) , è la stessa che portiamo con noi ogni giorno; ed è proprio qui, nel cuore di questa inquieta sensazione che usiamo l’arma migliore per contrastarla e per trovare il coraggio. La “ sottile ironia” che accompagna l’umorismo (inevitabile!) è l’ingrediente giusto, ben dosato, in ogni racconto. E Pòrdo, il burlone per eccellenza, che può paradossalmente sembrare il cinico di turno (e magari a volte lo è), altro non rappresenta, se non sempre il narratore diretto, che il portavoce perfetto di QUESTA “sottile” compagna di vita.



Emanuela Guttoriello